“Il sole indora Chia con le sue querce rosa, e gli Appennini sanno di sabbia calda.”
“Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l’unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”, così scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1966 nel suo Poeta delle ceneri
La torre di Viterbo è in realtà la Torre di Chia, o castello di Colle Casale, vicino alla omonima frazione Chia del Comune di Soriano nel Cimino, risalente al 1200 e appartenuto, nel corso dei secoli, agli Orsini, ai Lante della Rovere, ai Borghese. Chia è collocata in classica posizione etrusca, sulla cima di un altipiano circondato da orti e pascoli e profonde forre, da cui sale l’impeto dei torrenti che nel Medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze.
Un luogo così ricco di storia e di fascino che il regista non poteva non rimanerne attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più solitaria. Era il 1963 quando Pasolini arrivò in questo angolo di Tuscia e se ne innamorò subito tanto da girarci qualche scena de Il Vangelo secondo Matteo. Per le scene del battesimo di Gesù, infatti, scelse le Cascate di Chia del fosso Castello che scorre sotto la Torre di Chia.
La vita di Pasolini a Chia
Pasolini trascorse gli ultimi anni della sua vita a Chia dedicandosi a molte delle sue Lettere luterane ed al suo ultimo romanzo Petrolio (Einaudi, 1992), rimasto incompiuto, perché nel mentre venne assassinato all’idroscalo di Ostia nel novembre 1975.
Al piccolo borgo di Chia dedicò anche un componimento poetico raccolto ne La nuova gioventù. Poesie friulane (1941-1974). Come ricordano molti abitanti del paese, P.P. Pasolini passava lunghi periodi in solitudine, che però interrompeva volentieri partecipando alla vita del paese o per ricevere gli amici. Come il caso di Walter Veltroni, che andò a Chia come segretario della Fgci romana, insieme a Laura Betti, Bernardo Bertolucci, Ettore Scola e Maurizio Ponzi per realizzare un ritratto del poeta per il cinema, Il silenzio è complicità.
Pasolini fece molto per il borgo di Chia e per il suo territorio: si recava spesso nelle case della gente e si intratteneva con loro con la sua proverbiale gentilezza, s’impegnò personalmente per ottenere per l’allora Libera Università della Tuscia il riconoscimento statale, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì addirittura un premio per chi lo abbelliva. Nel 1974, infatti, bandì il concorso Case di Chia nel verde con tanto di premi in denaro per stimolare gli abitanti ad abbellire la cittadina riempiendola di lecci, allori, ulivi perché, come si legge nel bando, redatto di suo pugno con le correzioni a margine del foglio: «Chia è sorta disordinatamente… Bisogna urgentemente provvedere a un miglioramento estetico dell’abitato».
Inoltre, tanto si prodigò per animare la vita e la tutela di quel mondo immobile che viveva le campagne viterbesi, “C’è da salvare la città nella natura. Il risanamento dall’interno. Basta che i fautori del progresso si pongano il problema. Questa regione, che per miracolo si è finora salvata dalla industrializzazione, questo Alto Lazio con questa Viterbo e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Le cose essenziali, nuove, da costruire, non dovrebbero essere messe addosso al vecchio.
Basterebbe un minimo di programmazione. Viterbo è ancora in tempo per fare certe cose. Quel che va difeso è tutto il patrimonio nella sua interezza. Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello. Ma la gente non vuol saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto è in balìa della speculazione. Ciò di cui abbiamo bisogno è di una svolta culturale, un lento sviluppo di coscienza. Perciò mi sto dando da fare per l’Università della Tuscia.”, così disse in un’intervista rilasciata sotto la Torre di Chia al giornalista e amico Gideon Bachmann, e pubblicata a pagina 3 del “Messaggero” di domenica 22 settembre 1974.
Tutto ciò, dunque, lo fece per amore della Tuscia e per dare un maggiore sviluppo all’Alto Lazio, spendendo pubblicamente la propria immagine, e manifestando a Roma, sotto e dentro la sede della Regione Lazio.
Chia oggi
Chia oggi è una frazione del comune di Soriano nel Cimino: un borgo di circa 400 persone posto a circa 300 metri di altezza sul livello del mare che si erge in posizione panoramica sulla valle del Tevere. L’antico nucleo, risalente al 1100 d.C. circa, seppure attualmente fatiscente e in completo abbandono, conserva ancora la sua pianta originale e ha un notevole interesse storico, soprattutto per i boschi che la circondano e sono disseminati di antiche tombe rupestri.
Lungo il percorso che porta alla Torre di Chia troverete alcune citazione di Pier Paolo Pasolini, una piccola raccolta al fine di omaggiare il grande Scrittore, Poeta e Regista che amò incondizionatamente questi Luoghi e Chia