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“Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l’unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”, così scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1966 nel suo Poeta delle ceneri.

Torre di Chia

Il Sentiero Pier Paolo Pasolini, questo sentiero attraverso il bosco vi porta alla Torre di Chia ultima dimora di Pier Paolo Pasolini,  visitabile solo esternamente.

Il Sentiero che porta alla Torre di Chia (antico Castello di Colle Casale e ultima dimora di P.P. Pasolini, visitabile solo esternamente perché all’interno è proprietà privata) è una passeggiata piacevole dove troverete lungo il percorso il Gigante del Bosco (una scultura in legno). A metà percorso si trova Largo Vittorio Gassman, uno slargo dove sulla destra troverete il cartello Belvedere, dove affacciandosi vedrete le Cascate dall’alto, uno dei punti panoramici usati da P.P. Pasolini per girare le scene del Vangelo Secondo Matteo.
Sulla sinistra troverete il cartello baby trekking, un percorso immersi nel bosco alla scoperta di alcuni animali del nostro territorio scolpiti nel legno.
Tornati al Largo Vittorio Gassman si prosegue fino ad arrivare alla Torre di Chia.

Il sentiero  leggermente in salita vi porta fin sotto la Torre di Chia o di Colle Casale, situata sulla sinistra del Fosso Castello, detto anche Fosso Rio, in prossimità̀ della confluenza con il Fosso Fontana Vecchia.

I ruderi comprendono una cinta muraria merlata, di forma irregolare, che circonda i resti di un castello posti quasi sul limite di un dirupo naturale. La cinta muraria è segnata da 2 torri a base pentagonale, la prima delle quali, all’ingresso dell’area, è alta 42 metri. Nei dintorni sono individuabili reperti di varie epoche che documentano la stratificazione dei diversi insediamenti in un comprensorio abitato fin dal periodo etrusco-romano.

Giulio Silvestrelli nel pregevole e raro « Città e castelli della Regione romana » per Istituto di studi romani, editore, Roma, 1940, lo cita per Colle Casale.

Il nome del borgo di Chia deriverebbe dalla radice Kurr di una ipotetica principessa longobarda.

Il mastio, per quanto antico, non è longobardo.

Il citato Silvestrelli ci dice che appartenne a Capello, signore di Chia, il quale fu giudicato eretico nel 1260. I figli, Beraldo e Ranuccio vendettero il castello al Comune di Viterbo.

Bonifacio VIII, Clemente V, Clemente VI, Gregorio XI, il cardinale Albornoz, vi si avvicendarono, più o meno direttamente interessati, con gli Orsini e figure minori, quali Angelo Tavernini, balzelliere di Viterbo che, per i suoi fiscalismi eccessivi ebbe tanta colpa nella rivolta di Viterbo contro i Papi; Nino e Rocco Butielli, castellani di periodi diversi del luogo e che morirono prigionieri nello stesso castello, per essersi ribellati al Papato.

Nel 1413, Giovanni XXIII (Baldassare Cossa, divenuto per la storia antipapa, condannato e deposto dal Concilio di Costanza del 1414-18) nominò un certo Aringhiero Ricasoli, conte di Colle Casale, con il dichiarato scopo di ripopolare il feudo già in precario stato.

Forse fu una delle ultime roccaforti del libero Comune di Viterbo che, con Giacomo Di Vico in testa, sostenne una dura guerra contro papa Eugenio IV, dal 1431 al 1436, e cioè fin quasi un anno dopo la cattura del Di Vico.

Con la fine del Comune di Viterbo, anche la Torre di Chia segna un declino senza più alcun arresto.

Una volta raggiunta la Torre bisogna tornare indietro fino a Largo P.P. Pasolini ed al bivio prendere il secondo sentiero che scende per le Cascate, che hanno fatto da cornice sia alla scena del film Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini

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